Quando ci si vergogna dei genitori

Forse è veramente inevitabile, anche se ci si rimane male. Succede che i figli arrivino a vergognarsi addirittura dei propri genitori. Ma quando accade tutto ciò? E, soprattutto, perché?

Se, ad esempio, dovessero comparire i suoi compagni di classe nei paraggi, qualsiasi manifestazione d’affetto o di cura, come portargli lo zaino, un bacio prima di lasciarsi, potrebbe suscitare nel bambino un sentimento di vergogna e agitazione. Il genitore, è ovvio, ci rimane male, perché sente la reazione del figlio come qualcosa contro la propria persona. Questo avviene, diciamo, verso gli 8-10 anni d’età, quando il bambino incomincia a volersela cavare da solo, a fare le prime esperienze. La presenza di un genitore può, dunque, portare disagi, in particolare con la presenza, in simultanea, dei coetanei. Cosa fare allora? Il genitore dovrebbe venirgli incontro, mettendosi un po’ in disparte, ma continuando a vigilare, per così dire, alla distanza. Meglio, quindi, non accompagnare il bambino fin dentro la scuola, non tempestarlo di chiamate al telefonino, ecc…
Se, invece, il figlio dovesse provare vergogna per la condizione sociale della famiglia? Lì, all’opposto, occorre intervenire parlando con lui e cercando di fargli capire che un simile atteggiamento è intollerabile, deleterio. L’accettazione è importante, come pure l’orgoglio delle proprie origini.
Certo, non è facile, ma chi ha detto che fare il genitore sia qualcosa di semplice?

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