Niente ansia, è solo timidezza!

La timidezza non è e non potrà mai essere una patologia, eppure nell’infanzia e nell’adolescenza può creare non pochi problemi e perfino generare preoccupazione (eccessiva!) nei genitori.

Diciamo che fino a circa 2 o 3 anni d’età è del tutto normale la timidezza. I bambini, in quel periodo, fanno fatica a giocare ed interagire fra loro. Loro preferiscono stare assieme agli adulti, un modo questo per cercare e trovare protezione e sicurezza. Perciò, meglio non forzarlo a stare per forza insieme ai coetanei, potrebbe essere controproducente. Il tempo, alla fine, farà il suo corso e sarà il bambino stesso ad accorgersi di avere nuove esigenze. Quali? Fare amicizia, stare assieme ai suoi coetanei, confrontarsi con loro e divertirsi.
Può capitare pure che il bambino timido sia cresciuto con una mamma timida che, in maniera involontaria, può avergli trasferito, per così dire, le sue ansie. Se la timidezza trova la sua origine nella paura degli altri, bisognerebbe star vicini al piccolo, cercando di mostrare a lui i lati piacevoli e stimolanti delle persone, in modo da attenuare quel senso molto fastidioso di soggezione.
Non sarebbe male neppure segnarlo in qualche disciplina sportiva, in modo da farlo sfogare ed aumentare in lui la voglia di socializzare e confrontasi in pieno con gli altri bambini. E se dovesse essere attaccato da qualche piccolo un po’ prepotente? Meglio non intervenire per due precisi motivi. Il bambino potrebbe convincersi di non essere bravo nel saper fronteggiare da solo un litigio, un momento di tensione con un coetaneo e svilupperà, perciò, una grande insicurezza nelle proprie capacità. Poi i coetanei potrebbero trovare nel suo comportamento remissivo, un’altra occasione per poterlo prendere in giro, stuzzicarlo ancora.
Sono tutte esperienze che occorre fare, in questo i genitori possono fare ben poco…

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